La fotografia è sempre stata la mia passione; all’inizio erano eventi, cerimonie, reportage sul territorio della Tuscia.
Poi nel 2010, mentre ero impegnato nell’editing delle mie immagini fotografiche per il libro “Il Palio”, ho realizzato che mancava qualcosa che andasse oltre alla semplice narrazione; necessitava un’intuizione.
Il frastuono che avevo nella mente, tra la foto concettuale e il dinamismo, il mosso, il movimentato, la de-materializzazione delle tracce del Fotodinamismo, innescavano continuamente nuovi pensieri. Pensieri che mi conducevano sempre nel dover rappresentare, fotograficamente, più prospettive in un unico scatto fotografico.
Alla fine del 2011 ho realizzato la prima fotografia che conteneva tutti i requisiti che avevo ipotizzato: nasceva così il FoTotempismo.
Il FoTotempismo è un concetto che si esprime quando l’autore si muove insieme alla fotocamera, durante un singolo atto fotografico (scatto), nello spazio circostante il soggetto prescelto, esplorandone così lo spazio-tempo. Lo spazio percorso, con velocità variabili e con eventuali soste anche intermedie, sono funzione della creatività dell’artista e generano una nuova multi-prospettiva, che trasforma la normale ripresa prospettica rinascimentale della fotocamera in una “tridimensionale”, in cui, nell’immagine, è visibile anche la quarta dimensione: cioè il tempo.
Per la prima volta, in una immagine, viene rappresentata la realtà in tutte le sue componenti spazio-temporali con continuità; i soggetti ripresi si dematerializzano, si distruggono e si re-materializzano ad ogni prospettiva, lasciando tracce di energia ad ogni istante; tracce che sono il “Segno” irripetibile nello spazio a testimonianza di una unicità del “Gesto” dell’autore, nella fotografia fototempistica, sminuendo così il valore indicale ed iconico.
I soggetti così ripresi rivivono, per il tempo del “Gesto” effettuato, ogni qualvolta vi si pone lo sguardo.
L’autore entra a far parte della scena manifestando anche lo sprigionarsi della sua energia, imprimendo all’opera unicità e rendendola così irripetibile.
Consolidato il concetto che il gesto fototempistico riduce il valore indicale e iconico, caratteristico della fotografia, si giunge ad equipararla agli stessi concetti di acquisizione ed espressione che necessitano a tutte le discipline artistiche figurative, plastiche e altre. Pertanto, è pur vero che il fotografo deve avere un soggetto davanti alla suo campo visivo, che “elabora” con un sistema a base silicio-meccanico-carbonio, ma è altrettanto vero che il sistema su base di solo carbonio (quello umano) deve avvalersi comunque di un occhio (ottica, sensore), una memoria (ram) e una capacità dell’autore di gestire lo strumento preposto a realizzare l’opera; così come pure si fa con lo strumento fotocamera che viene mossa con il gesto effettuato dall’autore nello spazio e nel tempo, generando una nuova tipologia di segno.
Il concetto di FoTotempismo, frutto di uno studio nato in relazione ad una ricerca protrattasi per alcuni anni, sembra non avere precedenti nella storia fotografica.
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